Le opportunità e i valori della scienza aperta, gli obiettivi coerenti e il processo "community-driven" per realizzare EOSC (European Open Science Cloud) sono stati al centro dell’evento Italian Tripartite Assembly on the EOSC (ITAEOSC), promossa dal Ministero per l'università e la ricerca e tenutasi lunedì 5 giugno, nella sede centrale del CNR a Roma. Con 189 partecipanti in presenza e 24 relatori, l’evento è stato seguito anche da remoto e a breve saranno diffuse le registrazioni.
La sessione mattutina è stata aperta dalla presidente del CNR Maria Chiara Carrozza e con il saluto istituzionale da parte del Ministero dell'Università e della Ricerca. "L'Open Science è un movimento, e dobbiamo lavorare insieme" ha sottolineato Carrozza, richiamando la roadmap che l'ente ha di recente approvato.
Temi ricorrenti della giornata: la necessità di coordinamento e di formazione a più livelli, il ruolo delle infrastrutture e la riflessione su quanto, degli impegni per la scienza aperta, deve ricadere sui ricercatori.
In occasione della conferenza sono stati raccolti anche 41 poster su progetti dedicati alla scienza aperta, di cui 17 di progetti finanziati da fondi PNRR e 24 tra INFRA-EOSC, ESFRI e gli altri in generale dedicati a Open Science. I poster sono consultabili in questa galleria.
L'impegno della Commissione Europea. "La scienza aperta è un viaggio, non la si fa in un giorno, ma la stiamo facendo giorno per giorno" ha dichiarato in apertura della giornata Anna Panagopoulou (Commissione Europea). Panagopoulou ha inoltre ricordato che le pratiche e le competenze dell'Open Science devono essere abilitate, premiate e insegnate, e che questo è un obiettivo molto chiaro della CE.
Il ruolo della EOSC Association. "La transizione verso la scienza aperta richiede il coinvolgimento della comunità. L'Associazione EOSC si propone di essere la voce unitaria a livello europeo, sostenendo e rappresentando collettivamente tutte le parti interessate" ha dichiarato Marialuisa Lavitrano (EOSC-A).
Riformare la valutazione. Instaurare meccanismi premiali e rinnovare il modo in cui la scienza e i ricercatori sono valutati sono stati menzionati come obiettivi imprescindibili per fare della scienza aperta il modus operandi all'interno del lavoro scientifico. "Già nella precedente VQR abbiamo introdotto alcuni elementi per la OS ma non era sufficiente - ha affermato Menico Rizzi (CoARA e ANVUR) - Ora stiamo lavorando con un gruppo di lavoro, si spera che per il prossimo esercizio espandere OS aspects. I prodotti della ricerca non sono solo le pubblicazioni".
I temi della tavola rotonda
Tra i temi di cui si è discusso durante la tavola rotonda, tenutasi a conclusione della sessione mattutina, vanno citati elementi quali l'importanza del coordinamento tra le istituzioni che si occupano di ricerca, i meccanismi premiali e in particolare il cambiamento nella valutazione della ricerca e l'importanza di una formazione adeguata.
Diversi relatori, da Carrozza a Carlo Doglioni (INGV), hanno ribadito l'importanza di armonizzare le esperienze e la necessità di coordinare le azioni all'interno di un framework comune, per esempio in termini di policy, ma anche investendo nelle infrastrutture necessarie.
Focus su data literacy e competenze. Per valorizzare tutto il portato della scienza aperta e di EOSC, la data literacy, la formazione dei ricercatori e del personale di supporto, nonché la professionalizzazione di figure specifiche sono stati citati quali elementi imprescindibili, come discusso nell'Opinion paper on EOSC FAIR data literacy, documento citato da Javier Lopez Albacete (Commissione Europea). Tema, quello della formazione e del supporto, più volte richiamato durante la giornata, nella tavola rotonda in chiusura della sessione mattutina ma anche nel pomeriggio con i panel tematici sulle buone pratiche italiane verso EOSC.
Il ruolo dei dati. La costruzione di un ecosistema della scienza aperta non può chiaramente prescindere dall'importanza dei dati, richiamati in diversi momenti della giornata. "Avremo bisogno di dati di alta qualità e poi di open data di alta qualità - ha dichiarato Giorgio Rossi (Università degli studi di Milano) su questo tema - in modo che i ricercatori e le macchine possano fare un buon lavoro. I dati devono essere robusti e puliti ed è responsabilità di chi li fornisce assicurarsi che rimangano puliti nel tempo".
La sessione pomeridiana
La giornata italiana dedicata a EOSC è stata divisa in due, e dopo l'approccio istituzionale ed europeo della mattina, il pomeriggio è stato dedicato in concreto alla declinazione locale e nazionale dei concetti e delle idee legati a EOSC. Ad aprire il pomeriggio, Roberto Cimino (MUR), co-chair della sessione pomeridiana insieme a Donatella Castelli (CNR-ISTI).
Michele Mazzola (MUR) ha messo in relazione la scienza aperta e quello che sta accadendo come PNRR, mentre Castelli ha introdotto e dato il contesto del Piano Nazionale per la Scienza Aperta 2021-2027, introducendo anche il gruppo di lavoro, da poco nominato, che avrà il compito di individuare le azioni per implementarlo.
"Per affrontare le sfide che ci attendono per implementare l'Open Science è estremamente importante utilizzare le risorse esistenti non solo in termini di infrastrutture e servizi, ma anche di persone e competenze", ha sottolineato Castelli.
E infatti al centro degli interventi pomeridiani ci sono stati le buone pratiche legate alla scienza aperta già in essere in Italia, dalla formazione alle esperienze di realtà quali INGV, INFN, Università di Bologna, D4Science, il Competence Centre di ICDI e le iniziative per il monitoraggio della scienza aperta che, con un approccio "bottom-up" sono in fase di avviamento in Italia.
La giornata si è conclusa con una vivace discussione su criticità delle pratiche e passi da compiere nell'immediato futuro.
Alla pagina dell'evento sono disponibili le presentazioni usate dai relatori.