Sono ormai sempre più parte integrante della produzione scientifica, ma troppo spesso continuano ad essere trattati con metodi arretrati. Eppure i dati prodotti dalla ricerca scientifica hanno un grande valore. A patto di essere correttamente gestiti.
I dati non sono un aspetto secondario della ricerca. Al contrario hanno un grande valore in sé e sono sempre più considerati essenziali, per esempio per validare le conclusioni alla base di una pubblicazione. Infatti ormai molte riviste richiedono di fornire i dati analizzati per un articolo scientifico.
Tuttavia troppo spesso non sono adeguatamente gestiti. Non solo da parte dei ricercatori, che per esempio continuano a tenerli nei propri dispositivi (computer, dischi esterni, chiavette usb…), ma anche da parte dell’ente stesso di ricerca, quando manca o viene accantonata la consapevolezza che quella dei dati è, attualmente, la miniera da valorizzare.
L’istituzione però può fare molto per evitare che i dati di una pubblicazioni non vadano persi insieme al computer smarrito, o distrutti in eventi fortuiti (come è capitato con il terremoto dell’Aquila).
- Facendo informazione tra i propri ricercatori sull’open science, i principali passaggi dell’open access e sull’importanza del Research Data Management
- Organizzando training e formazione specifica. In modo da rendere consapevoli i propri ricercatori dell’importanza di organizzare e considerare i dati in ogni fase della ricerca, dalla raccolta dei dati alla loro analisi fino alla diffusione dei risultati ottenuti
- Formando i ricercatori sui possibili strumenti da usare, gli aspetti da considerare o anche gli errori da evitare. Per esempio bisogna sapere che in alcuni casi può non essere possibile depositare in un repository catch all (tipo Zenodo) dei dati che hanno bisogno di essere descritti con metadati dettagliati.
In alcuni centri di ricerca all’avanguardia sulla gestione dei dati sono previste figure specializzate quali data manager o data stewards, che fanno formazione e in generale sono a disposizione dei ricercatori in caso di dubbi pratici.
Prevedere apposita formazione sulla gestione dei tempi vuol dire ottimizzare le risorse, perché si indirizzano i ricercatori direttamente verso le buone pratiche (evitando spiacevoli inconvenienti quali non riuscire ad aprire vecchi formati o smarrire supporti) e perché così anche i dati possono essere valutati e valorizzati.
Un’altra iniziativa che aggiunge elevato valore per l’istituzione, è mettere a disposizione repository istituzionali, idealmente sia per la letteratura che per i dati, in modo da tenere traccia di tutta la produzione, compresa l’ormai sempre più cospicua e centrale parte dei dati.
21 aprile 2020