La realizzazione di una tassonomia delle nuove tecnologie per la comunicazione scientifica è stata annunciata in uno scoping paper.
Ci sono diversi mezzi per diffondere il frutto del lavoro scientifico. I classici articoli sottoposti a peer-review, i proceedengs delle conferenze, le tesi. Negli ultimi tempi si è aggiunta una quantità ulteriori possibilità: innanzi tutto i preprint servers, poi nuovi format di articoli e pubblicazioni (per esempio i data papers o i data journals), i repository di software, blog e social network accademici, registri di trial clinici, eccetera.
Molte di queste tecnologie nascono con lo scopo superare limiti e barriere tipiche dell'editoria scientifica tradizionale, dove i paywall commerciali oscurano il sapere e in cui sono spesso da mettere in conto lunghi periodi di attesa prima che un contenuto sia pubblicato. Si tratta in sostanza di strumenti ad accesso aperto che cercano di migliorare la diffusione del sapere, delle scoperte, dei risultati di misurazioni ed esperimenti
Queste soluzioni sono basate su uso di piattaforme diverse, con caratteristiche e specificità da conoscere per poterle usare al meglio, o che spesso rispondono a logiche e necessità diverse. Uno scoping paper di recente pubblicazione annuncia un'analisi su questa tematica, che dovrebbe portare a una tassonomia delle nuove piattaforme che hanno uno "spirito" diverso, perseguendo per esempio processi di pubblicazione equi, specifiche caratteristiche tecniche, focus sui processi o su alcune fasi del lavoro di ricerca. Se ne sta occupando una specifica task force del gruppo Knowledge Exchange.