Come funziona la citizen science, la scienza fatta dai cittadini

Partecipare alla produzione di conoscenza
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La citizen science è scienza realizzata con il diretto coinvolgimento dei cittadini. Un’ampia rete di partecipanti collabora nella raccolta di dati sperimentali, contribuisce alla formulazione di nuove ipotesi di ricerca e, in generale, alla creazione e all’affermazione di un nuovo approccio culturale alla scienza. I cittadini possono così confrontarsi con il mondo della ricerca scientifica e al contempo stimolare la propria curiosità, approfondire le proprie conoscenze e comprendere meglio il lavoro svolto dai ricercatori. 

La Citizen Science racchiude un’ampia gamma di attività svolte da una molteplicità di attori in diversi settori disciplinari. Questo è uno dei motivi per cui è difficile darne una definizione esaustiva e circoscritta, che sia inclusiva di tutte le variabili in gioco (Morriello, 2021). In italiano, per esempio, non si registra una traduzione univoca del concetto; quelle più diffuse sono scienza collaborativa, scienza partecipativa, scienza diffusa, scienza di tutti, ma a prevalere è comunque l’uso della forma inglese. 

Nel tentativo di adottarne una, si può fare riferimento alla definizione fornita dall’Oxford English Dictionary (2014), secondo cui

la citizen science è lo svolgimento di un’attività scientifica da parte dei comuni cittadini in collaborazione con o sotto la direzione scientifica di scienziati professionisti.

Sebbene già dalla metà del XIX secolo gruppi di cittadini siano attivamente coinvolti in campagne di osservazione e raccolta dati, il primo uso del termine è datato 1994, quando nel laboratorio di ornitologia della Cornell University (USA) si volle dare un nome alla quantità crescente di progetti basati sulla raccolta dati in relazione allo studio dei volatili.

Dall’inizio degli anni 2000 le iniziative di citizen science si moltiplicano, grazie soprattutto alla maggiore diffusione di Internet tra la popolazione e alla comparsa dei primi dispositivi mobili. Oltre al numero dei partecipanti, aumenta significativamente anche la copertura disciplinare delle attività e la quantità di pubblicazioni scientifiche che si basano su ricerche svolte in collaborazione con la cittadinanza, così come quelle che trattano il fenomeno (cf. citizenscience.org)

L’Associazione Europea di citizen science (ECSA) ha promosso la stesura dei 10 principi della citizen science, con l’obiettivo di trovare degli aspetti comuni e delle linee guida valide per tutte le iniziative. Per darne la massima diffusione sono stati tradotti nelle 27 lingue dell’Unione Europea; in italiano si trovano sul sito scienzacollaborativa.it. In breve, i principi sostengono che:

  • ogni progetto deve essere pubblico;
  • gli obiettivi devono essere chiari e trasparenti;
  • l’adesione dei cittadini avviene sempre su base volontaria;
  • il responsabile del progetto verifica l’affidabilità dei contributi dei cittadini ex-ante (per stabilirne l’ammissibilità) ed ex-post (per validare o confutare i dati raccolti);
  • i risultati ottenuti sono pubblici ed è riconosciuto il contributo dato da tutti i partecipanti.

Tutti i cittadini possono collaborare a un progetto di citizen science, indipendentemente dalla propria formazione, da eventuali competenze acquisite precedentemente, dal settore disciplinare di riferimento e dal tipo di attività proposta. L’importante è ricordare che la partecipazione comporta sempre l’adesione a standard scientifici e avviene su base volontaria. I cittadini possono contribuire sia occasionalmente che per un’ampia parte della vita.
Muki Haklay, geografo ed esperto di citizen science, identifica quattro livelli di coinvolgimento pubblico: il primo è la semplice raccolta dei dati; il secondo è quello dell’intelligenza distribuita, per cui è prevista una minima interpretazione del dato da parte del volontario. Il terzo livello è quello proprio della scienza partecipata, in cui chi contribuisce è coinvolto nella fase di progettazione; l’ultimo e il più elevato impegna il cittadino nell’analisi stessa del set di dati raccolto (cf. Cassella 2022).

Secondo uno studio del 2017, la citizen science in Europa si distribuisce principalmente nei seguenti ambiti disciplinari:

  • 11% Science umane e sociali
  • 75,7% Scienze della vita
  • 7,5% Scienze naturali
  • 5,8% Discipline ingegneristiche

Sono numerosissimi i progetti che richiedono la partecipazione del cittadino per osservazioni e raccolte dati sul campo. Di conseguenza, in molti casi è previsto l’uso di dispositivi mobili su cui scaricare app dedicate, che consentono non solo di svolgere una singola attività, ma anche di creare un proprio profilo utente che permette di interagire con scienziati professionisti e con altri cittadini-scienziati. 


Uno degli esempi più popolari in questo senso è iNaturalist, una piattaforma nata nel 2008 che si configura come un network in cui chiunque può registrarsi e condividere le proprie osservazioni di fenomeni naturali con altri utenti. I dati raccolti sono aperti e messi a disposizione di scienziati, istituzioni, cittadini e liberamente riutilizzabili per altre iniziative (ad es. progetti, pubblicazioni, ecc.).

Negli ultimi anni sono aumentati significativamente anche i progetti di citizen science nelle scienze umane, in cui spesso ci si serve della collaborazione di volontari per la trascrizione e correzione di testi letterari o di materiale di archivio, così come per la geolocalizzazione di siti e reperti, per la taggatura di immagini, ecc. La piattaforma Zooniverse, ad esempio, ne ospita diversi. Per citarne alcuni: il Davy Notebooks Project, il cui obiettivo è la trascrizione dei testi e dei diari di Hunphry Davy, scienziato inglese della fine del Settecento; oppure il progetto Saint George on a Bike, in cui i volontari collaborano nel riconoscimento automatico dei soggetti e nella creazione di didascalie per le retrospettive di dipinti e stampe europee dal XII al XVIII secolo.

Piattaforme come Zooniverse sono dei collettori di iniziative di citizen science e hanno l’obiettivo di facilitare i cittadini ad orientarsi all’interno della galassia di attività proposte. Un altro esempio in tal senso è EU-Citizen.Science, progetto finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Horizon 2020, che si propone di fungere da knowledge hub a sostegno della diffusione della citizen science in Europa. La piattaforma, infatti, ospita un gran numero di risorse e funzionalità che i cittadini possono utilizzare per informarsi e partecipare alle diverse proposte.
Il coinvolgimento della cittadinanza nei progetti di ricerca comporta numerosi vantaggi e per questo diversi enti supportano e finanziano iniziative di questo tipo. Un esempio tra tutti è quello dell’Unione Europea, che sostiene la citizen science con i programmi Horizon 2020 prima e Horizon Europe ora. La UE ha incluso la citizen science tra gli otto pilastri della scienza aperta, dal momento che favorisce l’affermazione di questo rinnovamento culturale. Lo schema di seguito chiarisce l’interconnessione tra Open e citizen science, evidenziandone i benefici:

In conclusione, la citizen science contribuisce a migliorare la qualità e l’impatto della ricerca, garantendo la trasparenza del processo e dei risultati ottenuti, favorendo l’alfabetizzazione scientifica e lo spirito critico dei cittadini e aumentando la loro fiducia nei confronti della scienza.

Anna Molino

Anna Molino lavora come bibliotecaria presso la biblioteca dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione (ISTI) e dell’Area di Ricerca del CNR di Pisa. Le tematiche inerenti l’accesso aperto agli output della ricerca scientifica e la Scienza Aperta in generale sono parte delle sue mansioni lavorative. Si occupa della gestione dei prodotti della ricerca ISTI nell’archivio istituzionale CNR PEOPLE, del monitoraggio e dell’applicazione della Policy Open Access adottata dall’Istituto; provvede alla verifica delle politiche editoriali e, quando necessario, ai contatti con gli editori. Fornisce consulenza su questioni bibliografiche e offre supporto nell’espletamento delle procedure richieste dai processi di valutazione della ricerca e si occupa dell’analisi della produzione scientifica dell’ISTI con l’utilizzo di banche dati citazionali.

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